"Nei momenti di difficolta', qualcuno ci trae beneficio."
CURIOSITA' SUI RIGATONI CON LA PAJATA
La pasta al sugo con la pajata nasce come un piatto apprezzato specialmente dagli scortichini, lavoratori del Mattatoio di Testaccio con
l'incarico di scuoiare le bestie prima della macellazione.
Oltre alla misera paga gli scortichini ricevevano anche gli scarti delle carni macellate, il cosiddetto quinto quarto.
Questi scarti venivano preparati dalle mogli degli scortichini o venduti alle osterie della zona che incominciarono a prepare piatti destinati a diventare
piatti della tradizione popolare romana.
I PRIMI PIATTI PIU' CONOSCIUTI
SPAGHETTI ALLA CARBONARA
SPAGHETTI CACIO E PEPE
BUCATINI ALLA AMATRICIANA
SPAGHETTI ALLA GRICIA
GNOCCHI ALLA ROMANA
PREPARAZIONE
Spellate e lavate le budella e tagliatele a pezzi lunghi circa venti centimetri.
Chiudete ogni pezzo a ciambellina infilando una estremità nell'altra fermate con filo bianco.
In mezzo bicchiere di olio fate rosolare una piccola cipolla, un cucchiaio di prezzemolo ed un pezzetto di peperoncino piccante tritati
insieme e due spicchi di aglio schiacciati.
Quando l'aglio sara' dorato toglietelo e mettete a rosolare i rotolini di budella, salate e bagnate con mezzo bicchiere abbondante
di vino bianco secco.
Lasciate sobbollire a fuoco lento per una decina di minuti ed unite i pomodori sbucciati passati al setaccio e fate cuocere col
coperchio per due ore.
Aggiungerete poca acqua calda in caso si asciugasse troppo il fondo.
Quando la pajata è cotta portate ad ebollizione abbondante acqua salata e cuocete i rigatoni.
Scolateli al dente e conditeli con l'intingolo preparato.
Servite a parte il parmigiano grattugiato.
Vino da abbinare al piatto.
Secondi piatti come la coda alla vaccinara, l'abbacchio, le frattaglie, la selvaggina i formaggi stagionati ed i rigatoni con la pajata prediligono il
Cesanese del Piglio DOCG grazie alla sua struttura.
Già nel 1973 fu riconosciuta la DOC e nel 2008 arrivò il massimo riconoscimento della DOCG.
Lo stretto legame con il territorio e con la popolazione, che ha abitato l’area, ha costruito e modificato nel tempo la tradizione della sua coltivazione e della
sua vinificazione.
Ciò fa del Cesanese del Piglio un’esemplare assolutamente meritevole della DOCG e un esempio per i vini laziali.
La denominazione può essere prodotta in provincia di Frosinone (comune di Piglio e Serrone, in parte il territorio di Acuto, Anagni e Paliano).
Il 90% di questo vino rosso del Lazio deve essere composto da Cesanese di Affile o Cesanese comune.
La denominazione si riferisce a tre tipologie: CESANESE DEL PIGLIO o PIGLIO CESANESE DEL PIGLIO SUPERIORE o PIGLIO SUPERIORE CESANESE DEL PIGLIO SUPERIORE RISERVA, ottenuto con un invecchiamento non inferiore a 20 mesi della versione “Superiore”, di cui 6 mesi di affinamento in bottiglia.
Il Cesanese del Piglio DOCG è un vino rosso del Lazio color rubino, con riflessi violacei nella versione giovane e tendente al granato se invecchiato.
Questo famoso vino laziale presenta un odore tipico del vitigno stesso e risulta sul finire leggermente amaro.