LE TRADIZIONI DELLA CUCINA ROMANA
Gli ingredienti base delle ricette della cucina romanesca (ben diversi da quelli usati dagli antichi romani) per molti secoli sono rimasti
invariati.
Neanche con l’avvento della Controriforma sancita dal Concilio di Trento (1545-1563) si riusci' a far cambiare le abitudini alimentari dei romani.
Si esortava la chiesa ed il popolo alla penitenza ed ai digiuni e quindi al "mangiar di magro" invitando al maggior consumo di pesce in
alcuni periodi dell'anno.
Ma la vita nelle bettole e nelle locande continuò a scorrere gioiosa e genuina come sempre, la stessa vita che ritroviamo secoli dopo
nei versi di Giuseppe Gioacchino Belli dove scopriamo i ritratti dei personaggi e degli usi a tavola del popolo romano dell’Ottocento.
Sulle tavole delle famiglie Romane si e' sempre celebrata la tradizione culinaria che affonda le sue forti radici nel passato, il piacere del buon
cibo e la convivialità per i romani sono stati sempre una priorita' irrinunciabile.
Erano molte le "osterie", dove gustare la cucina tipica romana tradizionale.
DAL MANGIAR MAGRO AL BACCALA'
La Chiesa Cattolica durante il Concilio di Trento si dedico' anche alla povertà nella tavola e fu proprio durante il concilio che nacque il concetto del “mangiar di magro”.
Ed e' proprio Olao Magno un prete nativo della Svezia ma a Roma gia' da tempo, che aiutò in questo periodo il baccalà e lo stoccafisso
nella loro scalata al successo.
Scrisse un piccolo libro dove esaltava i prodotti delle sue terre ed in particolare di un pesce fatto essiccare ai venti freddi che destò
subito la curiosità di molti che lo videro protagonista dei venerdì di Quaresima.