CURIOSITA' SULLA CORATELLA
La coratella di agnello o corata, è il termine con il quale si indicano le interiora dell’agnello ed è costituita da parti più tenaci alla
cottura, come per esempio polmoni e cuore, e parti più tenere, come fegato, reni e milza.
Prima di prepararla la coratella ha bisogno di rimanere a mollo con acqua e aceto per un oretta per eliminare tutte le eventuali impurita'.
E' necessario dividere in due parti la cottura, prima polmoni e cuore e dopo pochi minuti si aggiunge fegato, reni e milza.
La corata o coratella è un piatto tradizionale romano che appartiene alla cucina povera.
Si utilizzano prodotti poveri offerti dalla terra e che erano a disposizione delle famiglie romane, la cipolla e i carciofi romaneschi.

PREPARAZIONE
- Un paio di ore prima immergete la coratella di abbacchio in acqua fredda con un po' di aceto ed una foglia di alloro.
- Togliete ai carciofi le punte e le foglie dure, tagliateli a spicchi e teneteli a bagno per una mezz'oretta in acqua e limone.
- Asciugate la coratella, togliete gli eccessi di grasso e tagliatela a piccoli dadini in maniera tale che cuoci in minor tempo ed
insaporisca bene.
- Sgocciolate i carciofi e cuoceteli, finche' non diventano teneri, in una casseruola dove avete fatto sciogliere una cucchiaiata
abbondante di strutto.
- Durante la cottura salateli e spruzzateli spesso di acqua.
- In due cucchiai di strutto, fate appassire una cipolla tritata fine e mettete a rosolare prima il cuore e il polmone e dopo cinque minuti il
fegato sempre mescolando bene..
- Unite sale, pepe, e mezzo bicchiere di vino bianco, quando questo è evaporato unite i carciofi alla casseruola, mescolate e lasciate
che gli ingredienti si insaporiscano per cinque minuti poi spruzzate col succo di mezzo limone e servite.
Vino da abbinare al piatto.
Secondi piatti come la coda alla vaccinara, l'abbacchio, le frattaglie, la selvaggina e i formaggi stagionati prediligono il
Cesanese del Piglio DOCG grazie alla sua struttura.
Già nel 1973 fu riconosciuta la DOC e nel 2008 arrivò il massimo riconoscimento della DOCG.
Lo stretto legame con il territorio e con la popolazione, che ha abitato l’area, ha costruito e modificato nel tempo la tradizione della sua coltivazione e della
sua vinificazione.
Ciò fa del Cesanese del Piglio un’esemplare assolutamente meritevole della DOCG e un esempio per i vini laziali.
La denominazione può essere prodotta in provincia di Frosinone (comune di Piglio e Serrone, in parte il territorio di Acuto, Anagni e Paliano).
Il 90% di questo vino rosso del Lazio deve essere composto da Cesanese di Affile o Cesanese comune.
La denominazione si riferisce a tre tipologie:
CESANESE DEL PIGLIO o PIGLIO
CESANESE DEL PIGLIO SUPERIORE o PIGLIO SUPERIORE
CESANESE DEL PIGLIO SUPERIORE RISERVA, ottenuto con un invecchiamento non inferiore a 20 mesi della versione “Superiore”, di cui
6 mesi di affinamento in bottiglia.
Il Cesanese del Piglio DOCG è un vino rosso del Lazio color rubino, con riflessi violacei nella versione giovane e tendente al granato se
invecchiato.
Questo famoso vino laziale presenta un odore tipico del vitigno stesso e risulta sul finire leggermente amaro.